PROLOGO: Sid-Narrah,
Afghanistan
Tutti sapevano che in questa
città fra le impervie montagne risiedeva il cuore del sedicente movimento del Pugno di Dio. I suoi membri erano la crema
della resistenza contro le forze afgane e americane, o di qualunque paese
osasse violare il ‘regno dell’Islam’. Il Pugno era composto dai membri più
oltranzisti, più dedicati, meglio armati di coloro che sfidavano l’intrusione
dell’occidente. Ogni loro missione era stata coronata da successo, e gli alti
comandi nemici non osavano riportare ai media quelle occasionali ma letali
bastonate che erano costretti a subire. E lo stesso Pugno era molto attento a
non pubblicizzare queste vittorie se non attraverso le orecchie e le bocche
della popolazione. Loro erano i fantasmi, le ombre della morte, il sussurro
divino che recava con sé il terrore e la distruzione. Non avevano un volto, non
dovevano averlo per non offrire un bersaglio al nemico.
Le loro stesse azioni non
erano fragorose come quelle dei cosiddetti ‘terroristi’, quei dilettanti della
resistenza che affidavano la vittoria agli esplosivi ed al loro desiderio di
morte. No, le truppe del Pugno studiavano attentamente i loro obiettivi, prima
di colpirli con infallibile precisione.
Paradossalmente, proprio
questa loro tattica li rendeva amati dalla popolazione civile. I soli
‘innocenti’ mai colpiti dal Pugno di Dio erano i collaborazionisti
dell’occidente, e anche loro sparivano in silenzio, nella notte, senza fare rumore.
I rappresentanti di altre
formazioni della resistenza erano bene accetti a Sid-Narrah, a patto che si
attenessero scrupolosamente alle regole dei padroni di casa. Non era solo una
questione di formalità, ma anche di potere tenere sotto controllo ogni attività
in città e nei territori circostanti.
Nulla sfuggiva all’occhio dei
vigili guardiani della resistenza.
Fino a stanotte.
MARVELIT presenta
Episodio 5 – Terra di sangue
Di Valerio Pastore
Si muoveva silenzioso come le
ombre fra cui strisciava. Nonostante il cielo fosse chiaro e bene illuminato,
la sua figura era solo una macchia indistinta dagli occhi luminosi e malevoli.
Mentre procedeva verso il suo
obiettivo, un edificio in pietra come i tanti di quel posto, alto non più di un
paio di piani, passò accanto ad un gruppo di guardie. Tre, bene armate,
giovani. Erano disciplinati, non si sprecavano in chiacchiere, ma erano anche
troppo sicuri di sé. Si limitavano a fissare in avanti, non aspettandosi un
attacco alle spalle.
Solo una di loro comprese
l’errore, quando sentì una specie di grugnito provenire dall’altra guardia.
Ebbe appena il tempo di voltarsi, mentre impugnava la sua arma, un’espressione
stupefatta sul volto. Non si accorse nemmeno dell’amico mentre in quel momento
il suo corpo toccava il suolo, lasciandosi dietro una scia di sangue. No, vide
solo gli occhi gialli e crudeli, e quelle zanne così bianche…
La sua morte fu altrettanto
rapida. Gli artigli colpirono la gola, lacerando in un colpo solo la trachea e
la carotide.
La creatura, un licantropo dal
pelo di un uniforme grigio-ferro, vestito solo di una specie di elmo intorno al
cranio ed una corazza a proteggergli il bacino, si guardò intorno, le orecchie
ben erette per qualunque suono potesse tradire una presenza sgradita…
Dopo pochi istanti, invece,
una specie di cerchio perfetto apparve davanti a lui. Ne emersero quattro
figure, quattro dei più letali mercenari mutanti che, insieme a Lupo, erano
parte dei Marauders:
Ø Tower
(Bahadur Barman)
Ø Firebug
(Anton LaCroix)
Ø Omega Red
(Arkady Rossovich)
Ø Spellbinder
(Erica Fortune)
“Ricordate le istruzioni, mes
amis,” disse Firebug, mentre Tower si crocchiava le dita. “Non un
sopravvissuto. Alle tracce penserò io.”
Tower grugnì qualcosa di
inintelligibile, poi sembrò scomparire. Era diventato in realtà abbastanza
piccolo da potere passare agevolmente sotto la porta in legno.
Si trovò davanti l’enorme
gamba di una guardia. Nessun altro nei paraggi. C’erano due rampe di scale, una
diretta verso i piani superiori, l’altra verso il seminterrato, cioè verso
l’obiettivo.
Tower crebbe e mollò un sonoro
pugno all’uomo, spezzandogli il collo. Lo afferrò prima che potesse cadere. Lo
depositò a terra, piano, ed aprì la porta. Il resto del gruppo entrò levitando,
grazie al potere di Spellbinder. In quel modo, scesero le scale in fila
indiana. La scelta della tana era stata buona, un nemico limitato alle armi
convenzionali sarebbe stato massacrato uno alla volta.
Purtroppo per il Pugno di Dio,
questo nemico non conosceva simili
limiti. Solo uno di loro sarebbe bastato per ammazzare tutti i presenti, ma il
capo voleva andare sul sicuro, e poi era necessario che tutti credessero che
una fazione scontenta di talebani si fosse ribellata alle restrizioni del Pugno
per impossessarsi della roccaforte di Sid-Narrah. Se solo fosse stato
sospettato l’intervento di superumani, l’escalation terroristica negli USA e in
Europa avrebbe conosciuto nuove ed ingestibili vette. Il committente era stato molto chiaro, su questo…
Lupo appoggiò l’orecchio alla
porta. Dopo qualche istante annuì e disse sottovoce, “Dieci. Tranquilli,
impreparati.”
Firebug fece un cenno galante
a Spellbinder. “Madame.”
Sei capitribù e quattro
guardie armate. La riunione era un rito settimanale regolare per gli affiliati
del Pugno. Per ragioni di sicurezza, ogni riunione coinvolgeva solo una parte
degli interessati, sempre a turno, sempre in località diverse, sempre in un
giorno diverso della settimana. Gli ordini venivano passati a voce, niente di
scritto. E la scorta aveva l’ordine preciso di uccidere il portaordini in caso
ci fosse il rischio concreto di cadere in mani nemiche.
Questa sera avrebbero potuto
risparmiarsi lo sforzo.
La parete esplose sotto un
singolo colpo di energia telecinetica, trasformandosi in una pioggia di letali
shrapnel. Ogni singola figura presente nella stanza ne fu investita, e chi non
fosse morto in quel momento, lo avrebbe rimpianto…presto?
“Ma che diamine..?” Un attimo
dopo il primo attacco, il gruppo era entrato pronto a macellare i sopravvissuti.
Ma non ce n’erano.
Perché le figure a terra e
quelle in piedi non erano umane. Non erano neppure vive.
“Manichini?” fece Tower, osservando i pupazzi, fedeli riproduzioni
di esseri umani con tanto di abiti e armi e odori., sparsi su un fitto tappeto
di sabbia. Dal ventre di un manichino a terra spuntavano viscere fatte di
circuiti, cavi e un registratore.
“Rozzi LMD,” fece Omega. “Era
una trappola.”
E in quel momento, il
pavimento sprofondò sotto i loro piedi! Allo stesso tempo, un’enorme coda metallica, dotata di un
pungiglione, colpì in pieno Lupo al ventre, trapassandolo! Per un attimo, il
suo guaito soffocò ogni altro suono.
“Figlio di %&$!” Firebug
generò una lama infuocata, nel tentativo di mozzare quell’arto, ma il metallo
resse all’attacco, e Lupo fu trascinato giù nell’abisso insieme a quanto
rimaneva della stanza.
Poi giunsero le ombre. O
meglio, una sola ombra avvolse come un mantello la stanza, escludendo in modo
totale ogni possibile fonte di luce -ad eccezione di due occhi abbaglianti, che
solo Spellbinder vide dirigersi verso di lei. Poi sentì qualcosa di gelido e
doloroso, molto doloroso, penetrare la sua spalla.
L’urlo della donna distrasse
Omega Red, che era riuscito a trovare scampo da quell’abisso usando i propri
tentacoli di carbonadio per attaccarsi a un muro. Chyort voz'mi!, quell’americana doveva essere la più tosta dell’intero
gruppo ma già era nei casini! Che diavolo stava succ*
Non finì quel
pensiero: sentì come milioni di minuscoli aghi investirlo come un fiume in
piena. Cercarono di penetrare i suoi occhi, la bocca, le orecchie, mentre
grattavano le carni minacciando di consumarle.
Firebug cercò
invano di penetrare l’oscurità con le sue fiamme, ma era come gettare acqua in
una spugna. E non poteva neppure, per quanto la tentazione fosse forte, usare
il suo potere appieno, o avrebbe sicuramente ucciso anche i suoi compagni. E al
capo questo sarebbe piaciuto ancora meno di un fallimento…
Poi il mutante
canadese urlò, quando sentì degli artigli penetrare la sua schiena! Contemporaneamente,
avvertì come un gelido fuoco corrergli lungo le vene, e la coscienza che lo
abbandonava.
Tutto stava avvenendo ad una
velocità pazzesca. Se i Marauders non fossero stati professionisti a loro
volta, sarebbero già morti –anche se poco ci mancava a quel punto! Tower reagì
nel solo modo che conosceva: crescendo a dismisura, fino a fare a pezzi quella
trappola dall’interno, e al diavolo la segretezza.
Appena si trovò all’aria
aperta, si trovò a contemplare il quadro completo di quel casino: Una specie di
figura umana si muoveva in mezzo al turbine che stava seppellendo Omega Red. Un
uomo avvolto da una tunica nera stava chino su Firebug che si contorceva sul
pavimento. Una…cosa che sembrava fatta di ombra stava ficcando una specie di
scimitarra di luce(?) nera nelle carni di Spellbinder. E un uomo rivestito da
un’armatura d’oro con una lunga coda di scorpione esibiva il corpo sanguinante
di Lupo ancora impalato.
Tower allungò la mano verso lo
‘scorpione’, e invece una mano altrettanto grande lo afferrò per il polso!
“Benvenuti
al vostro funerale, infedeli!” ringhiò il proprietario di quella mano. Tower si
voltò a vedere chi fosse, e vide che questo gigante aveva la pelle grigia e dura
come la roccia, gli occhi e la bocca accesi di energie, e una corazza argentea
leggera. “Con i saluti del Monolito
Vivente e della nuova Spada del
Deserto!” E lo colpì con un pugno carico di energia. Tower si abbatté
contro un gruppo di case. Si accorse vagamente che a parte un anello di
spettatori a debita distanza, quell’intero quartiere era vuoto. Era stato tutto
preparato. Ma com’era possibile..?
Hotel Sol del Mar, Santa
Providencia. Quattro ore prima
“Prima di cominciare, sappia
che ogni tentativo di controllare la mia mente o il mio corpo saranno
nell’attivazione di un fizz. Inoltre,
i miei colleghi ed i miei superiori non prenderebbero bene un simile inizio.
Sono stato chiaro, Mr. Creed?”
Graydon Creed, seduto su una
poltrona, aspettò che il suo misterioso ospite si fosse seduto prima di
rispondere, “Una cattiva pubblicità farebbe male agli affari, dovrebbe saperlo.
Ma capisco la sua prudenza.”
L’altro era… Be’, poteva
essere chiunque: per quanto sembrasse un uomo, con calzoni leggeri e una polo
leggera con il colletto sbottonato, il volto era letteralmente una maschera di
pixel in movimento. Non solo era impossibile distinguere un qualunque tratto,
ma anche le tracce odorose erano coperte da un neutralizzante. Per chiudere, un
filtro elettronico distorceva la voce, facendolo parlare come un vecchio sintetizzatore
vocale asessuato degli anni ’70. “Cosa le dice il nome ‘Pugno di Dio’?”
Creed, i gomiti appoggiati ai
braccioli, incrociò i polpastrelli. “Le bestie nere delle forze di pace
impegnate in Afghanistan ed Iraq. Sono operativi anche in Iran, Siria, Libano e
sembra abbiano legami a doppio filo con le alte gerarchie saudite. Gente in
gamba.”
“Allora non la annoierò con i
dettagli sul loro modus operandi.” Aspettò che Creed annuisse, poi proseguì.
“E’ stato con molta fatica che siamo riusciti a catturare vivo uno di loro, al
termine di una lunga operazione. Ed è stato altrettanto faticoso cavare qualche
informazione utile. Le basti sapere che alla fine siamo riusciti a scoprire un
luogo ed una data di incontro fra alcuni importanti capitribù.”
“E siete…sicuri della
veridicità delle informazioni?”
“Mi creda, Mr. Creed, sappiamo essere persuasivi. E sappiamo
quando qualcuno ci mente, anche se fosse condizionato a farlo.”
“Quindi, avete bisogno di noi
per liberarvi del Pugno di Dio?”
“Anche. Quei terroristi godono
del plauso della popolazione ovunque si muovano. Dobbiamo essere sicuri che perdano
quell’appoggio. Abbiamo bisogno non solo che la loro organizzazione venga
decapitata, ma che i membri rimanenti vengano coinvolti in una guerra fra
fazioni. Perso il loro status di prediletti, potranno essere trattati con i metodi
più convenzionali dai governi.”
Creed si servì di un sorso di
limonata dal bicchiere accanto alla poltrona. “Ne vuole? Trovo che gli alcolici
stonino con il caldo, di giorno.”
“No grazie. Lei conosce le
nostre condizioni contrattuali?”
“Una è che dovete sapere con
chi avete a che fare.”
Creed sorrise, mostrando dei
canini appuntiti. “Niente clienti al buio. Saremo molto discreti, è un nostro
obbligo, ma non lavoriamo senza tutte
le informazioni.”
“Sì, lo immaginavamo. Può
chiamarmi Uno, e rappresento i Guardiani.
Siamo quella che delle persone poco illuminate chiamerebbero una branca deviata
dello SHIELD. Noi eseguiamo quei lavori speciali e quegli incarichi che la nostra
stessa agenzia si vergognerebbe di ammettere. E, soprattutto, non siamo
vincolati dalle regole e dalla burocrazia dello SHIELD. Ci piace definirci efficienti,
ma ahimè ancora ci manca un’adeguata forza superumana. E pensiamo che voi siate
quella forza.”
“Incarico fisso?”
“No. I miei superiori non
vogliono correre il rischio di vedersi legati a voi. Ma per ora non hanno molta
scelta: siete un gruppo, siete numerosi, e siete letali. Valete la spesa.”
Creed si alzò in piedi. “Ha i
file?”
Uno
si alzò a sua volta e dal taschino della polo estrasse un piccolo DVD. “E’
tutto qui. Il versamento è già stato effettuato…”
Ora
“La tua agonia è melodia per Hajjaj, cane,” disse la figura ancora
china su Firebug. “Non puoi combattere il mio veleno, perché non risparmi a te
stesso un’inutile sofferenza e…”
Firebug disse qualcosa.
Hajjaj si chinò sulla tremante
figura per sentire meglio.
“Fuoco…in buca…”
Poi il corpo del mutante
canadese si dissolse in una tremenda esplosione.
Le conseguenze furono
molteplici quanto spettacolari:
-
La massa sabbiosa
che minacciava Omega Red fu in parte vetrificata e in parte spazzata via
-
La massa nera che
avvolgeva Spellbinder fu dissolta
-
L’uomo in
armatura fu sbalzato via, e Lupo fu liberato dall’aculeo che lo impalava
E il Monolito Vivente si
distrasse abbastanza da permettere a Tower di rimpicciolirsi. Quando il colosso
grigio reagì, sparando un colpo di energia, ormai era tardi e il colpo si
limitò ad incenerire le case vicine. “Vigliacco! Dove ti sei nascosto!?” Poi la
sua voce si trasformò in un grido di dolore! Si portò una mano all’orecchio,
mentre perdeva l’equilibrio. Non rovinò addosso agli altri combattenti, ma
quell’opportuna distrazione costituì un prezioso vantaggio per rovesciare gli
equilibri!
La massa sabbiosa si riunì a
fatica in una figura arancione e nera dai capelli biondi parzialmente
cristallizzati. Creed aveva fatto studiare parecchi file ai suoi cacciatori, e
il russo lo riconobbe subito come Animedi.
“Salutami le tue vergini, cocco!” e così dicendo, estroflesse i suoi tentacoli.
Avvolse in essi il mutante, e ne assorbì le energie vitali.
Urlando, Aminedi perse del
tutto la coerenza, e si dissolse in un cumulo informe, immobile.
Spellbinder non era affatto
contenta: non aveva raggiunto il pieno controllo del suo potere per poi fare la
figura della principessa in pericolo! L’odio le deformava il volto, mentre le
sue mani sembravano sparire nel bagliore delle energie arcane che si preparava
a scatenare.
“Stupida!” Il demone oscuro si
gettò all’attacco. “Non puoi sperare di*YERGH!*” il suo intero essere fu praticamente
dissolto dall’onda rilasciata dalla donna. Di lui rimase solo l’oscura spada
che cadde a terra con un clangore metallico.
“Pensavi davvero di avermi
ucciso?” Hajjaj si stagliava come uno spettro davanti a Firebug. “Io sono
l’assassino, e le ombre sono la mia dimora!”
Firebug rispose cercando di
investirlo col fuoco, senza riuscirci. Non sembrava tuttavia scontento del
risultato. “Blatera quanto vuoi cochon,
ma nel momento in cui tornerai solido ti farò rimpiangere di non avermi ucciso
subito.”
Ma Hajjaj non era certo
intenzionato a farsi uccidere. Gli bastava tenere occupato quel giovane stolto
abbastanza per permettere ad Akrab di
ucciderlo come aveva fatto con il suo bestiale compagno!
E, infatti, mentre i singoli
scontri infuriavano intorno a loro, lo scorpione corazzato si avvicinò con
innaturale silenziosità al nemico. E fece scattare in avanti la coda. La luce
lunare si rifletté sulla letale punta mentre questa stava per colpire Firebug…
E una mano artigliata, coperta
di grigia pelliccia, serrò in quell’istante la coda in una morsa! Tale fu la
forza della presa, che il metallo si incrinò.
“Impossibile!” esclamò Akrab, alla vista di Lupo, completamente
guarito, e soprattutto grande quasi il doppio. Ora sembrava più l’incarnazione
demoniaca di un lupo mannaro.
Senza sforzo apparente, la
creatura strappò in due pezzi la coda
corazzata. Akrab urlò e cadde in ginocchio per il dolore.
Reggendo il moncone che ancora
si agitava come dotato di vita propria, Lupo si avvicinò al nemico. “Pessima
mossa, carne,” ringhiò con una voce a stento comprensibile. Se fosse per il
dolore o per il puro terrore di trovarsi di fronte a quel mostro, Akrab quasi
cercò di mettersi in posizione fetale. La mano/zampa di Lupo lo afferrò per il
bavero come se l’armatura fosse stata fatta di stoffa, deformandola ed
incrinandola. “E ora sono davvero
&%£$!” lo tirò su e contemporaneamente gli infilò il moncone della sua
stessa coda nel ventre, passandolo da parte a parte! Il grido strozzato di
Akrab durò solo un istante.
Velocemente come era iniziata,
a quel punto la battaglia era finita.
“Bella festa,” disse Omega
Red. “Ma mi ha messo appetito…” guardò verso la folla terrorizzata.
“Un’altra volta,” fece
Firebug. “Ora dobbiamo tornare e fare rapporto. Al capo questo casino non
piacerà per niente… Eh?”
Una nuova figura era apparsa
sul campo. Era un uomo, anziano, un pizzetto bianco sul volto rugoso dagli
occhi dalle pupille e le iridi completamente bianche. Indossava un abito di
foggia antica che non avrebbe sfigurato presso le antiche corti di Baghdad. A
parte il fatto che si era appena teleportato lì, sembrava innocuo. La sua
stessa voce, quando parlò, era priva di qualunque acrimonia “Temo che non vi
sarà possibile lasciare queste terre, stranieri.” Fece un inchino.
“Permettetemi di presentarmi. Io sono il Visir.
E credo di essere il responsabile di questo tragico ma necessario inganno.”
“Condoglianze alla vedova,
allora!” fece Omega, lanciando i suoi tentacoli. Contemporaneamente, Lupo si
gettò verso di lui con un solo balzo, ruggendo. Firebug lanciò una fiammata che
lo avrebbe incenerito in un istante. Spellbinder attivò un colpo che avrebbe
scomposto quel vecchio in ogni singola molecola del suo DNA…
L’attacco di Lupo ed ogni
altro colpo inferto dai Marauders si infranse contro una barriera! Il ferale
mutante cadde a terra, uggiolando, abbattuto dalla stessa forza del proprio
attacco. Ma non avrebbe potuto pentirsi della fretta con cui si era mosso,
prima di valutare meglio quel nuovo nemico. Perché anche gli attacchi dei suoi
compagni furono egualmente ritorti contro di loro. Incluso l’incantesimo di
Spellbinder.
I corpi dei quattro Marauders si
dissolsero in nuvole di molecole. Tutto quello che rimase di loro erano i
bracciali della donna, che caddero a terra con un allegro tintinnio.
L’uomo conosciuto come il
Visir si chinò a raccoglierli. “Interessanti oggetti di potere. Peccato che
fossero nelle mani di una donna. Quanto a voi, miei signori…” i suoi occhi
brillarono. Fece appena un cenno distratto con la mano.
Il mucchietto di sabbia
riprese le forme di Aminedi, che subito dopo si mise rispettosamente su un
ginocchio. Lo spirito di Black Raazer emerse dalla lama nera, e lo stesso
demone imitò il suo compagno. L’armatura di Akrab si ricostituì fino all’ultimo
pezzo, e lo scorpione riprese vita, per poi fare i suoi omaggi. Il Monolito si
ridusse a dimensioni umane per fare come gli altri. Hajjaj si materializzò.
“La vostra prima prestazione è
stata una delusione. Voi per primi dovreste sapere che il mio intervento è una
necessità estrema, figli miei. I Marauders sono numerosi, e i rinforzi
torneranno presto. Anche voi siete in numero sufficiente a contrastarli, anzi
ora siete in vantaggio. Non sprecatelo, mentre studio questi mirabili oggetti,”
osservò con sguardo impassibile gli anelli dell’Ordine del Caos. “Una volta
appreso come sfruttarne il potere, la caduta di questi mercenari sarà il primo
passo verso l’eliminazione degli altri servi del potere che la gente chiama ‘supereroi’.
Oh, e a proposito,” i suoi occhi scrutarono la folla prima e poi i dintorni,
alla ricerca della presenza del Marauder mancante. Chissà come mai non ne
percepiva la presenza… E questo era inquietante, anche se di fronte ai suoi
figli avrebbe dovuto tacere. “Trovate l’infedele di nome Tower. Ve lo lascio come preda, è uno solo e spero
che riusciate almeno ad eliminare lui. E portatemi la sua testa perché tutti la
possano vedere esposta come monito a chi osa profanare questo sacro
territorio.”
Confuso fra la folla, o
meglio, ben nascosto fra le pieghe di un abito di uno spettatore, Tower quasi
non aveva il coraggio di respirare. Ricordava fin troppo bene la sua prima morte,
avvenuta per mano dell’X-ecutore, e vedere i suoi compagni cadere con quella
facilità gli aveva per ora tolto ogni spirito combattivo. Cosa diavolo avrebbe
potuto fare lui, da solo, adesso?
<Tanto
per cominciare, puoi evitare di fingere di essere un insetto, e darti da fare
per scoprire quanto più possibile su questa nuova Spada del Deserto.> La
voce mentale irruppe come una gelida frustata. Il panico tornò in un angolo
remoto nella mente di Tower. <Non possiamo intervenire a testa bassa senza sapere
cosa ci aspetta. E sono altrettanto sicuro che il soliloquio di quel vecchio
era a beneficio delle nostre orecchie, non un atto di vanità…>
Santa Providencia
“Pertanto, per ora mantieni un
profilo basso. Apollyon sarà lì
presto per aiutarti.” Finito di parlare, Graydon Creed si voltò verso colui che
lo aveva appena aiutato a stabilire quel ponte mentale, colui che era appena
intervenuto per schermare l’esistenza di Tower dagli occhi soprannaturali del
Visir.
Colui che era una delle
quattro più recenti aggiunte alla squadra di mutanti assassini.
Una creatura identica in tutto
e per tutto alla Bestia, salvo che il suo pelo era bianco, e indossava un
costume che a stento lo copriva, con un ampio mantello dai bordi lacerati.
“Le auguro una migliore
fortuna di quella avuta dai nostri sfortunati agenti, Dottor Beryun.”